L'ASPETTO MENTALE NEL KARATE E L'ASPETTO PEDAGOGICO NELL'INSEGNAMENTO

06.04.2019 18:02
Relazione di Salvatore Rustici
Esame per il passaggio di cintura nera IV Dan
Esaminatore M° Aurelio Bonafede
Responsabile Nazionale FESIK
Commissione Tecnica Nazionale

L’ASPETTO MENTALE NEL KARATE E L’ASPETTO PEDAGOGICO NELL’INSEGNAMENTO
(educazione al movimento)
Il corpo con la mente non progrediscono allo stesso modo della tecnologia, ma a differenza di quest’ultima l’uomo ha già raggiunto il suo apice con l’educazione fisica.
Il Karate rappresenta l’identità che le arti marziali compresero sia nella pratica che nella teoria circa 700 anni fa, un principio che costituì le basi della cultura fisica giapponese.
Il Karate e' in grado di dare un importante contributo allo sviluppo di tutte le società umane.
Le massime prestazioni consentite al corpo-mente umane, furono già raggiunte dagli antichi maestri di arti marziali, e  la loro conoscenza era completa.
Ora le metodologie d’insegnamento sono cambiate, come le applicazioni pratiche , ma l’essenza è rimasta intatta e indelebile.
L’esistenza del pensiero mente conscia e mente inconscia, studiata dalle neuroscienze moderne, era già nota nelle arti marziali del tempo, ovviamente senza le odierne terminologie scientifiche.
Il contributo applicativo della psicologia dello sport, applica gli stessi principi degli antichi maestri.

LA MENTE
“Per colui che controlla la mente, la mente diventa la migliore amica, ma per
coloro che non riescono a controllarla, la mente diventa una grande nemica”
Antico testo spirituale della Bhagavad-gita
Già 5000 anni fa’ esisteva la consapevolezza dell’importanza del pensiero e del controllo della mente.
Utilizzare bene la mente ci porta ad elevare la nostra autostima e a vivere una vita felice e serena senza paure e senza limiti.
La medicina occidentale qualche decennio fa ha scoperto che il cervello non è una sola  unità ma è diviso in due parti, chiamati emisferi cerebrali; questi due emisferi hanno caratteristiche differenti non sempre armoniche tra loro.
L’emisfero sinistro: maschile, freddo, razionale, logico, dove risiedono il pensiero e le elaborazioni scientifiche.
L’emisfero destro: femminile, caldo, creativo, simbolico, emozionale.
Per sintetizzare e semplificare il discorso, nell’emisfero sinistro risiede il pensiero, mentre in quello destro le emozioni.
Ogni azione è condizionata dal pensiero e dall’emozione e questo può avvenire sia a livello conscio che inconscio.
Quindi, raggiungere con successo un determinato obiettivo, il pensiero e l’emozione devono essere allineati, il ché, appunto, indirizzerà energicamente l'azione ad avere buona riuscita.
Quando una persona riflette con volontà e pensiero positivo, anche l’emozione è positiva, quindi l’energia propulsiva è determinata verso il buon esito dell’azione.
In questo caso la persona inizia ad avere successo ed è sicura di sé, la sua autostima migliora sempre più.
Dobbiamo imparare ad essere consapevoli di vivere con amore, allineando il pensare - il sentire - il volere.
Il grande Io spirituale è la coscienza, mentre il piccolo Io è l’ego.
Il grande Io rappresenta l’anima e l’immortalità, mentre il piccolo Io è rappresentato
dall’ego, dal corpo fisico e dalla rappresentazione materiale della personalità. Nella vita terrena i due Io sono spesso in contrasto, al punto tale che l’Io superiore viene confuso spesso dall’ego, e questo avviene quando la nostra coscienza non è molto sviluppata.
“Chi conosce sé stesso conosce l’universo”
Antica Filosofia Indiana
LE FREQUENZE CEREBRALI
Viaggio nelle frequenze cerebrali delle menti: sub-conscia e conscia
Dalla nascita ai due anni di età il cervello umano opera al livello di frequenze celebrali molto basso, da 0,5 a 4 cicli al sec. Hz, definite onde Delta.
Mentre tra i due anni di età e i sei anni, le frequenze aumentano e arrivano da 4 a 8 cicli al sec. Hz, definite onde Theta.
In ipnosi l’attività cerebrale scende a Delta e Theta, e in questa bassa frequenza il soggetto ipnotizzato è più facilmente suggestionabile.
Questa analogia ci consente di capire come i bambini fino a 6 anni riescono a scaricare un'infinità di informazioni apprese da tantissime fonti, adattando neurologicamente questo processo di acculturazione.
Il risultato finale è che i bambini osservano attentamente il loro ambiente circostante e scaricano la sapienza trasmessa dai loro genitori nella memoria sub-conscia.
Crescendo, la nostre frequenze celebrali diventano maggiori (8-12 Hz) e sono dette onde Alfa; in queste frequenze siamo meno esposti alla stimolazione esterna.
A 12 anni di età la frequenza diventa ancora più alta (12 – 35 Hz) e compaiono le onde Beta, proprie della “coscienza attiva e concentrata”.
Le onde Gamma che raggiungono oltre 35 Hz, invece, si presentano ad altissimo livello prestazionale.
La mente sub-conscia è quella “vocina” che viene dal nostro profondo e che può portarci a comportamenti limitanti e autodistruttivi; questa mente funziona come l'hard-disk di un computer dove sono contenuti tanti programmi e comportamenti immagazzinati, e quando arriva uno stimolo esterno, scatta automaticamente una risposta comportamentale già appresa in precedenza.
Si può considerare la mente sub-conscia come un pilota automatico, mentre la mente conscia un pilota manuale, considerando che la mente sub-conscia processa 20.000.000 di stimoli/sec., e la mente conscia ne processa solo 40/sec., questo ci porta a considerare la mente inconscia come il più potente processore di informazione esistente, considerando comunque l’importanza efficace e dinamica del lavoro
sincrono delle due menti.
Profilo della psicomotricità nei bambini
I prerequisiti dei bambini relativi alla comprensione del compito da svolgere e alla coordinazione grezza di cui l'operatore deve tener conto, sono:
- Dalla fase preparatoria, alla fase delle operazioni specifiche.
- Pensiero egocentrico.
- Attenzione limitata.
- Richieste di regole minime e semplici, poca disponibilità nei confronti degli altri.
Problemi che si potrebbero verificare durante lo svolgimento di un corso
Di Karate.
Esempio di problemi e relativa proposta risolutiva:
1) Vivacità eccessiva: Impostare la lezione in modo giocoso, consentendo pause e libertà.
2) Far rispettare le regole: Impostarle sempre in maniera divertente.
3) Poca capacità attentiva: Non proporre esercizi troppo lunghi, ma dilazionati durante l’ora di lezione.
4) Non annoiare: Proporre esercizi divertenti sotto forma di gioco.
È importante capire in questa fase di apprendimento psicomotorio, il linguaggio non verbale, che ha una fondamentale importanza e tutte le emozioni e gli stati d’animo che il bambino vuol comunicare, le esprime solo con il linguaggio non verbale che l’insegnante deve saper riconoscere.
Il processo evolutivo ontogenetico (biologico) della teoria di Piaget
nella psicomotricità che si sviluppa da 0 a 14 anni.
O – 3 anni: (corpo vissuto) Il bambino vive ed esplora attraverso il suo corpo nello spazio (Piaget lo definisce uno spazio privo di forme definite e di dimensioni).
Il bambino è incapace di apprezzare e definire le distanze, ma può stabilire relazioni
tra le cose (dentro, fuori, intorno, a lato, sotto, sopra).
3 – 6 anni: (corpo percepito) È il periodo in cui prevalgono le strutture sensoriali, le quali giustificano il significato del concetto di corpo percepito; in questo periodo il bambino si libera del suo egocentrismo in cui il suo corpo era predominante sul resto, e grazie allo sviluppo delle capacità sensoriali mette in gioco la capacità di interiorizzare: ciò gli permette di imitare gli altri e questo, insieme alla percezione del
proprio corpo, lo porta al raggiungimento della coscienza dell’Io (in questo periodo si lavora molto sulla capacità spazio-temporale), in cui il bambino percepisce correttamente le forme e le dimensioni degli oggetti, ma non distingue in maniera corretta il volume ed il peso.
6 – 14 anni: (corpo rappresentato) Il bambino avrà una visione del mondo decentrata, quindi potrà proiettare sugli oggetti esterni e sugli altri il concetto di destra e sinistra.
In questa importante fase evolutiva è significativo il concetto di “accomodamento mentale”, cioè di rappresentazione di sé stessi.
Questa breve presentazione delle fasi evolutive del bambino, può aiutarci a capire le sue possibilità espressive, motorie, percettive e il profilo psicologico emotivo,
permettendoci di intervenire nel momento in cui emergesse una carenza psicomotoria,
rispettando i tempi biologici del piccolo allievo.
IL SENTIRE VALE PIU’ DEL SOLO FARE
Dalla scuola base del Karate si dovrebbero inserire le metodologie Psicomotorie Funzionali e le tecniche di Mental training applicate nelle competizioni sportive, anche nel Karate non sportivo, ossia nel Budo Karate.
La Psicomotricità Funzionale, oltre che migliorare tutte le funzioni psicomotorie, stimola e rispetta l’età evolutiva del soggetto, portandolo a sviluppare uno schema corporeo cosciente.
Portare i giovani praticanti a vivere le esperienze con le giuste emozioni  attivando  così l’importante funzione energetica affettiva che stimola l’attenzione, motivazione e il  giusto tono, rendendo il sistema nervoso centrale flessibile, passando da uno stato impulsivo a uno stato controllato cognitivamente.
Questo metodo di psicomotricità funzionale, migliora anche l’apprendimento della matematica, della scrittura, della lettura, e molte disfunzioni legate all’attenzione (DSA), il tutto dovuto  a una giusta educazione al movimento.
 
ABILITA’ MENTALI IMPORTANTI NEL KARATE
 
ALCUNI PUNTI SULL’ATTIVITA’ DIDATTICA COME BASE DELLO SPORT DILETTANTISTICO
⦁ Proporre esperienze cognitive partendo da quelle molto semplici a quelle con maggior difficoltà.
⦁ Questo tipo di lavoro porta gli allievi ad avere pensieri cognitivi e ad essere  consapevoli del proprio livello.
⦁ Riflessione sulle proprie capacità e quindi insieme al maestro impostare  la formulazione degli obiettivi.
⦁ Riflettere sempre e comunque sulle proprie prestazioni e quindi,  inserire nuove strategie d’intervento nelle prestazioni successive.
⦁ Avere sempre parametri di valutazioni, anche con il confronto con i pari, per poter verificare se ci sono sovravalutazioni o sottovalutazioni.
⦁ Valutazioni soggettive degli insegnanti di Karate, nei confronti dei propri allievi.
⦁ Nel caso in cui ci siano atleti che si sopravvalutano o si pongono degli obiettivi estremamente ambiziosi.
⦁ Atleti che si sottovalutano .
⦁ Atleti che cercano sfide molto difficili per crearsi un alibi di sconfitta e di giustificazione della propria prestazione.
⦁ Atleti perfezionisti, mai soddisfatti del loro operato.
⦁ Atleti che commettono gli stessi errori inconsapevolmente.
⦁ Atleti che vanno bene nella prima gara, e poi inesorabilmente perdono la soglia di attenzione e falliscono nelle prestazioni successive.
⦁ Atleti resilienti, che dopo aver fallito in molte prestazioni, riescono poi ad eccellere a quelle successive.
 

KUMITE  ATTIVITA’ OPEN SKILL
Questa specialità del  Karate sportivo è considerata una attività  open skills, in cui l’atleta si trova ad interagire in un ambiente dove avvengono continui mutamenti.
In questa attività la vittoria dipende dalla capacità di imporre la propria personalità e tattica, sfruttando nel miglior modo le proprie caratteristiche e quelle dell’avversario, strategie continue per indurre l’avversario verso l’errore fatale.
Il Karate in tutte le sue forme di combattimento è considerata  una disciplina strategica, con l’aggiunta  in alcuni casi di opposizione e di contatto.
Durante la competizione, viene richiamata una notevole capacità attentiva, che varia da periferica a ristretta e focalizzata.
Le tecniche sono programmate in relazione a scelte soggettive, sia tattiche che strategiche.
La tattica dovrebbe essere connessa allo stile attentivo dell’atleta, che in base al comportamento strategico del suo avversario produce ed attua la sua risposta.
Non dobbiamo dimenticare comunque una componente importante che è la regina di tutte le prestazioni umane, l’ansia, saperla ben controllare può trasformarsi in  energia pura ( eustress ), ossia, adrenalina pura, la quale ci porta ad attuare le giuste risposte in tempi rapidi.
KATA  ATTIVITA’ CLOSED SKILLS
Kata significa” forma”, si tratta di sequenze di tecniche formalizzate e codificate che simulano un combattimento reale contro avversari immaginati, si tratta di tecniche di attacco e di difesa effettuate sia con gli  arti superiori che inferiori.
Si comprende il profondo significato del Kata, sul fatto che nel corso dei secoli e stato tramandato tramite la trasmissione visiva delle tecniche di combattimento elaborate dagli antichi Maestri.
Con riferimento al Kata si parla di closed skills ( attività chiusa ), infatti il Kata si può tranquillamente eseguire sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi( escludendo nel caso dell’esecuzione degli occhi chiusi uno dei sensi più importanti del sistema nervoso centrale SNC.
Il sistema nervoso centrale SNC, possiede degli analizzatori che raccolgono informazioni, le quali si dividono in analizzatori di tipo esterocettivo e di tipo propriocettivo.
In questo specifico esempio di attività closed skills, gli analizzatori coinvolti sono di tipo propriocettivo, e quindi sono: il sistema vestibolare (equilibrio) ed il sistema cinestesico composto da: organi tendinei, propriocettori articolari e muscolari), la funzione di questi  analizzatori è quella di darci una rappresentazione globale del nostro Sé dal punto di vista spaziale e temporale.
Quando gli analizzatori ricevono le informazioni, il SNC li elabora e, se necessario formula una risposta motoria, quindi il sistema nervoso centrale organizza il programma di movimento, l’apparato locomotore si muove perché gli vengono inviati degli stimoli specifici.
La capacità di eseguire anche movimenti ad occhi chiusi si basa sulla memoria interna, molto utilizzata nei Kata, in questo specifico caso il corpo è già educato ad eseguire il Kata anche ad occhi chiusi e quindi li può eseguire e realizzare anche escludendo l’analizzatore visivo.
Consigliabile quando si allena un abilità chiusa come in questo caso il Kata, è consigliabile eseguire la sequenza ad occhi bendati, escludendo così l’analizzatore esterocettivo favorendo la discriminazione propriocettiva , affinando il movimento intenzionale.
IL MENTAL TRAINING PER MIGLIORARE LE PRESTAZIONI
Per essere un campione bisogna avere testa. E per avere ciò, abbiamo bisogno di spirito di sacrificio, volontà, ma tutto questo non ha senso se non sappiamo gestire le emozioni nei momenti decisivi.
È da qualche  anno che all’allenamento tecnico e fisico si affianca a quello mentale.
Per avere un'ottima capacità di concentrazione, bisogna focalizzare l’attenzione su ciò che conta, per evitare distrazioni inutili e utilizzare al massimo le proprie capacità.
Negli ultimi trent’anni, il concetto di preparazione nello sport è drasticamente cambiato: i tradizionali metodi di preparazione sono stati rivoluzionati, in particolar modo nello sport ad alto livello, ma lentamente sta cambiando anche a livello amatoriale.
Non è più sufficiente fare la propria comparsa, gareggiare e tornare a casa.
Ovviamente questa importante metamorfosi è avvenuta anche in ambito aziendale,
dove tutto è impostato in modo più rigoroso, ed nel campo dell’istruzione, con la preparazione degli esami.
Ma cosa ha prodotto questo cambiamento?
In primis la velocità del ritmo della vita e la posta in gioco più alta.
Le conseguenze drammatiche di un fallimento, il disfacimento repentino di una carriera.
Tutto questo porta ad disorientamento e ad un esaurimento psicofisico devastante, che solo qualche anno fa era impensabile immaginare: questo scenario si ripropone nei giovani.
Questa drammatica e devastante situazione basata sul successo e sull’insuccesso della persona, fa si che ai loro effetti vengano dati un peso e un'importanza maggiore.
In effetti gli sviluppi evolutivi in questa situazione sociale hanno portato la Psicologia dello Sport a trovare risposte adeguate.
Contemporaneamente a questo, si è determinato l’avvento della PNL, acronimo di Programmazione Neuro Linguistica: la PNL fu creata da Richard Bandler (Matematico e allora studente in Psicologia) e John Grinder (Linguista).
La “programmazione” si riferisce a modelli e programmi per produrre risultati specifici. “Neuro” si riferisce nello specifico al modo in cui funzionano i processi del cervello. “Linguistica” è riferita alle nostre esperienze rappresentate attraverso l’uso del linguaggio, sia esternamente nel dialogo con gli altri, sia internamente con il dialogo interiore (sé stessi).
Tutti usiamo strategie per camminare, correre, guidare la macchina, scrivere una lettera: sarebbe una vita d’inferno se dovessimo riflettere su ogni gesto o decisione presa.
Infatti, la “Programmazione Neuro Linguistica” si riferisce proprio a questi comportamenti che possono sembrare automatici e ben radicati.
La maggior parte di questi comportamenti e queste strategie di risposta si
manifestano inconsciamente. Ed è impossibile riflettere ed agire consciamente sulla base di ogni pensiero, sarebbe una pratica infernale ed inumana.
Il termine Programmazione si riferisce a quei modelli di pensiero-comportamenti che si manifestano a livello inconscio.
Non esiste una realtà oggettiva, ma una realtà soggettiva.
Ognuno di noi ha un modello del mondo basato sui propri valori e convinzioni, e sulle esperienze precedenti; ognuno ha un concetto del mondo differente e personale.
Non esistono due persone che hanno la stessa concezione del mondo (mappa del mondo). Anche due persone che hanno condiviso la stessa esperienza, l’avranno vissuta e ricordata differentemente. Tutto ciò è dovuto a punti di vista e risposte differenti ed individuali. Ognuno può vedere e vivere la stessa situazione, eppure sta vivendo un’esperienza differente. Tutto ciò è dovuto a punti di vista e risposte differenti ed individuali.
In PNL si considera “ecologica” una situazione che non danneggi sé stessi e gli altri.
Per ottimizzare le proprie performance sportive e lavorative o relazionali-sociali, si utilizzano le tecniche di PNL.
Nel migliorare la propria performance personale, dobbiamo essere consapevoli di alcuni punti fondamentali:
1- Dobbiamo praticare quotidianamente gli esercizi e le tecniche per un minimo di quattro settimane;
2- Esercitarsi sia fisicamente che mentalmente;
3- Lavorare specificamente su aspetti focalizzati e scegliere tecniche divertenti ed efficaci;
4- Scegliere al massimo due aspetti su cui lavorare per un certo periodo;
5- Bloccare il giudizio, evitando la logica e il preconcetto intellettuale, sostituendolo con una nuova tecnica per il Training mentale e ricordando che tutte le tecniche che utilizziamo in PNL sono generative, ossia, più si utilizzano e più diventano efficaci.
6- Evitare di dire frasi limitanti del tipo: “non sono abbastanza bravo”, “non sono all’altezza”, “è troppo difficile per me”. Questo tipo di dialogo interno può causare il famoso concetto di “profezia autoverificantesi”, ossia, inconsciamente, facciamo in modo che esse diventino reali, creandoci una situazione limitante e negativa;
7- Prendere in considerazione di lavorare in coppia, anche in sport individuali; questo metodo può motivare a provare nuove strategie;
8- Bisogna applicare tecniche che si ritengono efficaci; le visualizzazioni e gli ancoraggi possono essere applicati a numerose tecniche per migliorare la propria “performance”;
9- Scegliere in maniera chiara e precisa l’abilità su cui lavorare;
10- Sperimentare cose nuove, anche in forma divertente, per non focalizzarsi sempre sulle stesse tecniche.
Le abilità psicologiche di base
Sono indispensabili in tutti gli sport e sono indipendenti dal livello di maestria dell’atleta.
Le abilità psicologiche di base sono quattro:
1) Rilassamento
2) Immaginazione mentale
3) Dialogo interno
4) Imparare dalla propria esperienza.
Questo tipo di abilità mentali portano la persona al miglioramento sia in allenamento che in gara, e possono essere insegnate sia all’inizio dell’adolescenza che in tarda età.
Dr. Salvatore Rustici

BIBLIOGRAFIA
Scegli l’eccellenza           Dr. Salvatore Rustici